lunedì 28 settembre 2009

Tornando a noi e al nostro caso, nella struttura dove opera il dottor Agostini Saulo tutto questa attenzione al nuovo modello bio-psico-sociale non manca, anzi viene sempre più promossa; testimonianze di persone che sono state in cura e altre che lo sono tutt'ora possono dimostrarlo.



Quello che mi preme insistere è nel riuscire a far propaganda e sensibilizzare coloro che intendono intrapprendere questo cammino e questa professione in modo che la cura non diventi solo benessere fisico ma bensì altrettanto psico-emotivo.
E' fondamentale inoltre che, specialmente nel caso di bambini, non venga subìto un trauma ma che il passaggio da una vita propria all'entrata in un ospedale sia il più possibile reso sereno, grazie al gioco e agli affetti delle persone, e che i genitori possano stare accanto al proprio figlio il più tempo possibile e siano anch'essi altrettanto sostenuti nel cammino verso la guarigione.

UN Pò DI STORIA

La malattia è l'esito di una malfunzionamento organico o fisiologico del corpo umano, con compromissione reale o potenziale delle qualità di vita e quindi delle normali funzioni di un individuo.
Oggi è molto fondamentale riflettere sulla persona malata dal punto di vista non solo medico, ma anche cercare di avvicinarsi riflessivamente al suo vissuto.
Il concetto di vissuto viene chiamato in questo ambito ERLEBNIS; ERLEBEN significa quindi "essere ancora in vita quando una determinata cosa succede".
L'ERLEBTE è ciò che è stato vissuto in proprio, sperimentato direttamente.
Nel vissuto si intersecano da una parte l'immediatezza dell'esperienza e, dall'altra, il frutto di tale interpretazione (Erlebte).
Il vissuto è quindi il prodotto significativo dell'esperienza reale, concreta, personale, che diviene ricordo sedimentandosi nel tempo.
Quando una persona viene ricoverata, specialmente nel caso di bambini, non tutto ciò che accade intorno a loro viene percepita come rilevante ai loro occhi; occorre quindi tener presente di diversi fattori che li coinvolge:
1- il dolore come conseguenza delle patologie e delle manovre invasive a scopo terapeutico o diagnostico;
2- l'estraneità delle persone e delle realtà materiali che contraddistinguono lo spazio-tempo ospedale;
3- il mutato atteggiamento dei genitori per le regole ospedaliere cui devono rispettare;
4- le frustrazioni al libero esercizio della volontà o competenze cui il bambino è sottoposto.
Si può prevedere che la persona in ospedale rischi di perdere i legami con gli elementi significativi del suo ambiente fisico; il nuovo spazio gli può apparire estraneo, inaccessibile, sconosciuto.
La malattia comporta di solito una più o meno totale riorganizzazione dei ritmi e delle dinamiche familiari in funzione del tipo di diagnosi e delle cure che ne devono seguire.
L'immobilità richiesta dalla malattia può essere particolarmente frustrante e lesiva, impone rinunce costringendo il paziente all'isolamento, ad una dieta o all'immobilizzazione forzata, la quale quest'ultima può produrre aggressività che se non può essere espressa in alcun modo e quindi trattenuta, si possono manifestare irrequietezza, irritabilità, parole ingiuriose.
Nel caso di bambini piccoli fino all'adolescenza, la malattia può interferire nel processo di ricerca di autonomia e nella mente può formarsi una falsa rappresentazione della malattia come giusta conseguenza punitiva alle trasgressioni delle regole e può arrivare a pensare che quanto gli accade è attribuibile a forze esterne negative dalle quali i genitori per punizione non vogliono proteggerlo.
Possono sembrare quindi giusti castighi alle sue malefatte e sono spaventati soprattutto dalla minaccia per la propria integrità fisica, e questo timore rischia di mettere a repentaglio la sua capacità di iniziativa.
Nell'adolescenza è fondamentale la sensazione di poter controllare ciò che accade e quindi avere una parte attiva nella collaborazione alle cure.
La sintomatologia caratteristica è la depressione, data da intensa prostrazione, isolamento, inibizione motoria caratterizzata dalle difficoltà nello svolgere qualsiasi compito, anche quelli che in precedenza erano stati fonte di piacere.
Una persona malata sottoposta ad un intervento chirurgico, in anestesia totale o locale, con alcuni gironi di ricovero, ricava difficilmente da questo tipo di esperienza un adeguato sentimento di autostima.
L'identità diventa fragile e su ragazzi adolescenti il rientro dopo l'ospedale può far temere di vivere esperienze di inferiorità.
L'autostima è messa quindi a dura prova.
Le regole che gestiscono la vita quotidiana del reparto e dei suoi dipendenti non tengono conto dei bisogni e delle aspirazioni del paziente; oltre allo spazio anche la gestione del tempo è del tutto indifferente alle esigenze.
Affrontare l'esperienza di trovarsi in un luogo estraneo e ignoto, affollato da apparecchiature mediche, può indurre nel paziente sentimenti di disorientamento e di depersonalizzazione.
Dal punto di vista dei genitori con figli malati bisogna tener conto del disagio relazionale nella famiglia e la fragilità e insicurezza dei genitori stessi.
La malattia può essere interpretata come un segno di fallimento personale nel momento in cui si desiderava per il proprio figlio tutto quello che non si era potuto avere per sè.
Alla frustrazione segue o si accompagna l'angoscia.
Quando avviene la comunicazione della diagnosi i genitori reagiscono spesso inizialmente con uno shock, a cui fa seguito la prostrazione e l'abbattimento.
Alcuni genitori davanti ad un figlio con malformazione si deprimono e possono sentirsi profondamente soli, abbandonati a sè stessi; in altri casi dopo lo shock iniziale riescono a superarlo attraverso un processo di identificazione che è funzionale all'apprendimento di una vera e propria competenza nel prendersi cura di un figlio vissuto come estremamente fragile e prezioso.
L'OMS propone un concetto di salute come stato di benessere complesso, di ordine fisico, ma anche psicologico e sociale.
E' il modello di cura bio-psico-sociale che dovrebbe soppiantare il vecchio modello bio-medico.
E' una nuova visione del paziente e della malattia che propone uno sguardo d'insieme, che tenga conto cioè del punto di vista dell'ammalato e insieme della complessità che lo contraddistingue come persona, dotata di aspettative e desideri, bisogni e speranze psicologiche ed emotive, oltre che fisiche.
L'attenzione si sposta dunque dal DISAESE, ossia disfunzione dell'organo e dell'apparato, competenza esclusiva del medico, all'ILLNESS, ossia la malattia come viene vissuta dal paziente; è esperienza di malattia e come tale può essere definita solo con il contributo essenziale di chi lo vive sulla propria pelle: l'ammalato.

giovedì 24 settembre 2009

TESTIMONIANZE

Di segiuto riporterò una lettera/pensiero scritto da una mamma giovane che ha avuto modo di conoscere il dottor Agostini Saulo per far visitare il suo bambino; parole scritte dopo la prima visita e il primo incontro.

UNA PERSONA SPECIALE

Qualche settimana fa sono andata a trovare col mio bambino un dottore speciale, ma prima che essere tale... UN UOMO GRANDIOSO. non mi riferisco alla sua altezza fisica ma all'ampiezza del suo animo e alla sua passione per ciò che fa di professione: ORTOPEDICO PEDIATRICO.
Ho conosciuto questo uomo fuori da un'ospedale, in una pizzeria, fuori da un'hotel, su un monte, in un ristorante.. mai in un ospedale, con il suo camice indosso.
Sapevo di lui tramite i racconti di altre persone ma mai ho testato il suo essere professionale di persona.
Alla fine, spronata anche dalla cara paola, ho chiesto a questo "personaggio" di visitare il mio bambino, spiegandogli cosa notavo e cosa lui riferiva. detto fatto, appuntamento fissato.
Mi presento da lui ammetto con un pò di timore ma entusiasta e rasserenata nel sapere in che mani andavo a mettere il mio piccolo.
Non c'era nulla di grave certamente ma di chi riteneva quel dolore ai piedi solo prigrizia iniziavo a dubitare.
Arriviamo, saliamo...siamo fuori dal suo studio con una famiglia in attesa di entrare..e dopo poco si apre la porta ed esce lui per ultimo, dopo 3 Signori..
Lui dal camice bianco sul quale si è cucito o si è fatto cucire, delle toppe colorate per rallegrarlo, lui dal grande sorriso, dalle braccia grandi e aperte come a voler abbracciare prima la famiglia che lo attendeva e poi noi.. e in quelle braccia credetemi potevamo starci tutti!!!
fa accomodare la famiglia e corre da noi, abbraccia e saluta marco che.. forse lo ricordava senza barba quel suo "amico col pulmino"
i minuti di attesa scorrono veloci... tocca a noi,..due chiacchere veloci per sapere come sta Bea.. perchè è sempre vero che DIETRO AD UN GRANDE UOMO C'è SEMPRE UNA GRANDE DONNA.
lo studio è bellissimo: colorato, con giochi di ogni pupazzi, mani giganti, e sulla scrivania una miriade di penne.... tutte diverse, tutte curiose e colorate.il tappeto e il lettino sul quale visita i suoi bambini vengono quasi camuffati e resi divertenti da tutto quel che c'è intorno..
la visita è semplice marco cammina e lui osserva, poi sulle punte e lui osserva.. ora sui talloni e lui con lo sguardo dolce e la voce tenera e un mezzo sorriso dice"oh caro poverino fai fatica, non riesci vero?" si perchè chi ha i piedi piatti fatica a camminare sui talloni.
la spiegazione di tale fatica è semplice e chiara, fornita quella si sale sul lettino...
la diagnosi e quel che c'è da fare mi viene spiegato con tutte le prospettive.. mi viene da sedermi..non per quel che mi viene detto quanto per l'amara conferma che chi reputa quel dolore semplice pigrizia forse forse ha nuovamente sbagliato.
dopo questo mio gesto vengo tranquillizzata da quella cara voce che sintetizza la situazione e la mostra quel che è e che può diventare.
In quel momento ho immaginato altre situazioni, ben più complesse rispetto a quella di Marco che alla fine ha solo i piedini piatti!!
Ho immaginato altre mamme, altri bambini che sentono questa voce, quelle mani grandi che accarezzano le teste e quel sorriso che rende meno amaro quel che le parole trasmettono.
Ho immaginato i ragazzi che ho conosciuto, che dalle sue mani sono passati e capisco ancora di più quel che mi hanno sempre trasmesso.. ho più chiara la grandezza di quest'uomo, di questo professionista... vedo un nuovo aspetto di quel medico speciale che organizza gite e cene per e con i ragazzi che ha conosciuto in questi anni.. vedo l'aspetto del medico, del professionista che opera per passione.
Rivedo quell'accoglienza, quella cura alternativa che molti professano e invitano a fare e spero con tutto il cuore che la gran parte dei nostri dottori prendano un pò del nostro Dottor Agostini... forse cosi anche le notizie più dolorose avranno un diverso sapore.
Grazie saulo.. e grazie bea...se lui non avesse accanto una donna come lei, con la quale divide la sua passione e il suo amore per quel che fa, non potrebbe essere cosi luminoso come invece è.
Grazie e di cuore!!
Ale

lunedì 14 settembre 2009

RIFLETTIAMO....

Donare un sorriso
rende felice il cuore.
Arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma il suo ricordo dura a lungo.
Nessuno è così ricco
da poterne fare a meno
né così povero da non poterlo donare.
Il sorriso crea gioia in famiglia,
dà sostegno nel lavoro
ed è segno tangibile di amicizia.
Un sorriso dona sollievo a chi è stanco,
rinnova il coraggio nelle prove
e nella tristezza è medicina.
E se poi incontri chi non te lo offre
sii generoso e porgigli il tuo:
nessuno ha così bisogno di un sorriso
come colui che non sa darlo.


Un sorriso rende felici, può nascondere un dolore profondo, o mostrare gioia. Può sprizzare allegria o tristezza, può riscaldare...e può raffreddare. All'apparenza può sembrare solo un sorriso, ma questo è ciò che pensano gli ingenui, i superficiali. Il sorriso è, e rimane, l'espressione più bella e accattivante. E' e rimane il contatto più profondo tra due persone!


SORRIDI E IL MONDO TI SORRIDERA'....

Il sorriso fa bene, guarisce i malumori, lenisce i dolori ed è gratis.
Inoltre è contagioso...con effetti benefici immediati.

un sorriso va a tutti voi... un sorriso va perchè non ha prezzo, perchè fa bene, perchè non ha scopi palesi o meno..
chi lo fa te lo regala.
Un sorriso non è in vendita, un sorriso non ha niente a che vedere con altri interessi.
Un sorriso a volte ci cambia la giornata o la vita.
Un sorriso spesso ci riscalda più di mille raccomandazioni.
Guardatevi attorno ...e vedete che dove c'è un sorriso, c'è un colore...




venerdì 11 settembre 2009

ASSOCIAZIONI A CONFRONTO


Purtroppo queste forme di malattia non esistono solo in Italia ma in tutto il mondo; ho ben pensato di fare una ricerca e riportare quindi altre associazioni straniere che si occupano di queste problematiche, eccone alcune:

LITTLE PEOPLE OF AMERICA
E' un'organizzazione americana no profit che prevede un supporto e informazione alle persone di bassa stature e alle loro famiglie.



BESSER KLAPPT'S MITEINANDER FUREINANDER
E' un'associazione tedesca, un'organizzazione di auto-aiuto e dal 1988 rappresentano nella Repubblica federale di Germania gli interessi delle persone di bassa statura.Oltre 100.000 tedeschi sono stati colpiti da nanismo,adulti tra i 70 cm e 150 cm.
La Federazione ha, tra l'altro, i seguenti compiti:
  • Informazione e formazione;
  • La cooperazione con medici, psicologi, specialisti in settori sociali ed educativi, centri di intervento precoce, le istituzioni e le autorità
Le attività di un gran numero che sono coinvolti in 9 associazioni regionali e 8 gruppi di lavoro, costituiscono i pilastri del lavoro.L'organizzazione senza scopo di lucro ha oltre 3500 iscritti.
Al fine di rendere le conoscenze attuali più formate,il Centro interdisciplinare tedesco per Kleinwuchsfragen (DTC) promuove informazione nazionale e svolge le consultazioni e la formazione dei soggetti interessati, i membri, specialisti, terapisti, organizzazioni e istituzioni sul tema della bassa statura, con le sue molteplici implicazioni, caratteristiche e requisiti.

LINK SU FILM E LIBRI

PATCH ADAMS

un film di Tom Shadyac, con Robin Williams, Daniel London, Monica Potter, philip Seymour offman, Bob Gunton.








Questo film ha vinto un premio Oscar nel 1998 come "Miglior colonna sonora film commedia o musicale (nomination)" e i Golden Globesnel 1999 come "Miglior film (nomination) " e "Miglior attore (nomination)" a Robin Williams.

Patch viene ricoverato in una clinica psichiatrica a causa di ricorrenti tentativi di suicidio.Il contatto con gli internati e il suo splendido modo di riuscire a comunicare con loro, come nessun altro aveva mai fatto prima, lo porta a riflettere su quale sia la sua vera indole: aiutare il prossimo.Patch si iscrive alla facoltà di medicina dove incontra una ragazza della quale si innamora perdutamente.In poco tempo diventa l'ideatore di un modo tutto nuovo di concepire la medicina, ci fa capire che migliorando la qualità della vita di una persona si riesce in parte a combatterne la malattia. Con una giusta dose di divertimento e delle scenette esilaranti patch, nonostante le varie ostacolazioni da parte del preside della facoltà, riuscirà a far valere il suo nuovo metodo di cura basato su un semplice sorriso.Ma ciò che rende ancora più speciale questo mix di comicità, duro realismo, sofferenza e amore per il prossimo è il talento di un unico grande attore: Robin Williams.

Di seguito riporterò delle citazioni significative del film dette da Hunter 'Patch' Adams (Robin Williams):

- "Dobbiamo cominciare a curare il paziente come curiamo la malattia"
- "Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina"













TIP TOES (PICCOLO è BELLO)


un film di Matthew Bright, con Matthew McConaughey, Gary Oldman, Kate Beckinsale.


Carol è incinta, ma il suo fidanzato Steven non vuole tenere il bambino. Quando la ragazza insiste scopre che la sua famiglia è da anni affetta da nanismo, compreso suo fratello "gemello" Rolfe. Sotto shock, ma determinata fino all'ultimo a portare avanti la gravidanza, Carol entrerà in un insospettabile e curioso mondo, in cui incontrerà la famiglia di Rolfe e i suoi migliori e bizzarri amici...

Quella che era cominciata come un'anarchica descrizione delle difficoltà nel trovare l'anima gemella, si trasforma in un'esilarante e audace commedia che non ha paura di mostrarsi sconveniente, difficile, diversa... e politicamente molto scorretta!













STATION AGENT

Un film di Thomas McCarthy, con Peter Dinklage, Raven Goodwin, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Bobby Cannavale.


Una insolita amicizia tra tre persone con niente in comune tranne che la loro solitudine: il simpatico nano Fin, Joe il logorroico venditore di hot-dog e la distratta Olivia.
Ambientata in una quieta cittadina lacustre del New Jersey, è la storia dell'incontro e dell'amicizia che nasce fra tre persone solitarie, messe in disparte dalla società: un nano energico (P. Dinklage) che eredita e s'insedia nella stazione abbandonata di una ferrovia dove da anni cresce l'erba sui binari; un giovane afroamericano che gestisce un baracchino di vivande e bibite; una divorziata che sta elaborando il lutto di un abbandono. La leggerezza nel disegno dei personaggi, la cura dei particolari, la delicata mistura di umorismo e tenerezza sono le qualità che lo tengono lontano da un facile sentimentalismo.

UN GRAN MUNDO PEQUENO


La famiglia Roloff è composto da 6 membri, che vedono la vita da un punto di vista molto particolare e di condividere con il mondo attraverso questa serie. La sua vita è trascorso presso l'azienda agricola che hanno in Oregon e sarebbe perfettamente normale, se non per mezzo della famiglia, i genitori e un figlio, affetto da nanismo. Pertanto, le attività quotidiane come lo shopping o fare sport, deve adattarsi alla loro particolare natura. American Series è un vero esempio di come superare le sfide della vita quotidiana, grazie agli sforzi di una famiglia unita nelle avversità.

UNA CAREZZA PER GUARIRE.LA NUOVA MEDICINA TRA SCIENZA E COSCIENZA

di Veronesi Umberto e Pappagallo Mario




Umberto Veronesi, in compagnia di Mario Pappagallo, compie un viaggio intorno agli interrogativi fondamentali della medicina. Rispettare i bisogni dell'essere umano (non soffrire, essere informato, mantenere la dignità): questo è il punto di partenza per rifondare la medicina del futuro. Ma i problemi non sono semplici e per attuare questa "rivoluzione etica" bisogna avere il coraggio di andare alle radici: riformare l'Università, valorizzando l'aggiornamento, riorganizzare gli ospedali, garantire l'assistenza ai bisognosi e incrementare la ricerca. La medicina è scienza umana perché attraversa i territori della sofferenza, perché entra negli snodi delle scelte cruciali e fronteggia il massimo dell'inesprimibile: la morte e la paura.

LA MEDICINA DEL SORRISO.L'ESPERIENZA DEI CLOWN-DOTTORI CON I BAMBINI
di Bernie Warren e Caroline Simonds


È molto più facile curare un bambino felice: questa è la filosofia dell'associazione di clown-dottori Le Rire Médecin, di cui Caroline Simonds è fondatrice. Ogni giorno la dottoressa Giraffa e i suoi colleghi riempiono di giochi, fantasia e colori i reparti infantili di numerosi ospedali francesi. Non c'è mai fine a quello che i clown-dottori possono nascondere nei loro camici bianchi: stetoscopi trasformati in telefoni, fischietti ricavati da siringhe, bolle di sapone. Un "diario di viaggio" che ci rende partecipi delle storie dei piccoli pazienti che si intrecciano con quelle dei clown, e dei miracoli di medicina relazionale prodotti da questi incontri.

venerdì 4 settembre 2009

E ORA UN Pò DI RISPOSTE!!

Grazie al suggerimento di amici mi sono cimentata in interviste inerenti a questa tematica; inanzitutto ho spiegato agli intervistati la motivazione di queste interviste ossia capire che visione e quanta conoscenza hanno riguardo la disabilità fisica e come si comporterebbero di fronte a tali situazioni.
Le interviste sono state poste a ragazzi e ragazze adolescenti, donne, uomini, mamme che hanno figli con queste problematiche, persone omosessuali (gay e lesbiche) e persone con codeste malattie.
Ecco a voi i risultati che ho ottenuto!
(Per privacy non metterò i nomi per intero ma solo le iniziali degli intervistati)

INTERVISTE A RAGAZZI/E ADOLESCENTI

Così ha risposto F.V.

  1. SESSO : femmina
  2. ANNO DI NASCITA: 1986
  3. REGIONE E/O CITTA': Piemonte, Domodossola
  4. HAI FRATELLI O SORELLE? sorella gemella
  5. HAI MAI SENTITO PARLARE O CONOSCI L'ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? sentito parlare di displasia all'anca
  6. HAI AMICI, PARENTI O CONOSCI PERSONE CHE HANNO QUESTE TIPO DI MALATTIE? no
  7. SE SI, COSA PENSI O PROVI QUANDO STAI CON LORO?
  8. SE NO, E TI CAPITASSE DI INCONTRARLI O CONOSCERLI, COSA PENSERESTI O PROVERESTI? farei in modo di comportarmi come se fosse una persona senza quel disturbo...perchè alla fine è una persona normale
  9. PENSI CHE LORO SIANO PERSONE MENO FORTUNATE DI TE? no assolutamente...perchè loro avranno sicuramente qualcosa che io non ho...e viceversa
  10. NEL CASO IN CUI TI TROVASSI AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDESSE GIOCO DI UNA PERSONA AFFETTA DA QUALCHE MALATTIA FISICA, TU IN CHE MODO TI COMPORTERESTI? direi a quelle persone che sono loro le persone sbagliate
  11. PENSI CHE QUESTE PERSONE NEL CORSO DELLA LORO VITA POSSANO FARE TUTTE QUELLE ATTIVITA' CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE"? (andare a scuola,avere amici,uscire,lavorare,guidare,fidanzarsi,sposarsi,avere figli...) certo
  12. SE UN GIORNO AVRAI DEI FIGLI E NASCESSERO CON QUALCHE FORMA DI MALATTIA FISICA COME REAGIRESTI O PENSERESTI? farei di tutto per aiutarli
  13. COSA NE PENSI DI QUESTA INTERVISTA? non ci avevo mai riflettuto tanto su queste malattie

Cos' ha risposto M.P.

  1. SESSO: M
  2. ANNO DI NASCITA: 1984
  3. REGIONE E/O CITTA': Veneto, Lendinara
  4. HAI FRATELLI O SORELLE? Un fratello e una sorella
  5. HAI MAI SENTITO PARLARE O CONOSCI L'ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? No niente
  6. HAI AMICI, PARENTI, O CONOSCI PERSONE CHE HANNO QUESTI TIPI DI MALATTIE? No
  7. SE SI, COSA PENSI E PROVI QUANDO SEI CON LORO?
  8. SE NO, E TI CAPITASSE DI INCONTRARLE O CONOSCERLE COSA PENSERESTI O PROVERESTI? indifferentemente, come fosse una persona normale, ho un cugino down quindi non vedo nulla di strano
  9. PENSI CHE QUESTE PERSONE SIANO MENO FORTUNATE DI TE? si, questo si
  10. NEL CASO IN CUI TI TROVASI AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDESE GIOCO DI QUESTE PERSONE COME REAGIRESTI? chiederei di smettere senza strane reazioni, dipende dalle situazioni però
  11. PENSI CHE QUESTE POSSANO FARE LE STESSE ATTIVITA' CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE" (ANDARE A SCUOLA, AVERE AMICI, USCIRE, LAVORARE, GUIDARE, VIVERE DA SOLI, SPOSARSI, AVERE FIGLI...)? assolutamente si, sono persone come altre ma viste con occhi diversi dalla gente
  12. SE UN GIORNO AVRAI DEI FIGLI E NASCERANNO CON QUALCHE FORMA DI MALATTIA FISICA COME REAGIRESTI? non sarà facile dare una vita felice ai miei figli, mi spaventerà il loro futuro conoscendo quello che mi sta attorno! Non mi sentirei certo fortunato
  13. COSA NE PENSI DI QUESTA INTERVISTA? Secondo me, il 90% non risponde quello che davvero pensa, ma quello che lei vuole sentirsi dire. Io ho risposto sinceramente comunque

INTERVISTE A OMOSESSUALI

Così ha risposto A.V.

  1. SESSO: femmina
  2. ANNO DI NASCITA: 1988
  3. REGIONE E/O CITTA': Piemonte, Borgosesia
  4. HAI FRATELLI O SORELLE? figlia unica
  5. HAI MAI SENTITO PARLARE O CONOSCI L'ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? no
  6. HAI AMICI, PARENTI O CONOSCI PERSONE CHE HANNO QUESTE TIPO DI MALATTIE? no
  7. SE SI, COSA PENSI O PROVI QUANDO STAI CON LORO?
  8. SE NO, E TI CAPITASSE DI INCONTRARLI O CONOSCERLI COSA PENSERESTI O PROVERESTI? mi sentirei male per loro perchè immaginerei la prigione nella quale sono costretti ogni giorno e mio renderei conto di quanto sono fortunata io semplicemente avendo la salute
  9. PENSI CHE LORO SIANO PERSONE MENO FORTUNATE DI TE? se vivono un'esistenza piena di dolori fisici penso che, siccome stanno peggio di me fisicamente senza avere nessuna colpa, hanno avuto una sfortuna
  10. NEL CASO IN CUI TI TROVASSI AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDESSE GIOCO DI UNA PERSONA AFFETTA DA QUALCHE TIPO DI MALATTIA FISICA, TU IN CHE MODO TI COMPORTERESTI? li difenderei dicendo loro che gli auguro che capiti anche a loro una cosa simikle,se non di peggio, e dicendo che se il mondo fosse fatto da persone ignoranti,troglodite e incivili come loro il mondo sarebbe ancora al medioevo chiuso e intollerante
  11. PENSI CHE QUESTE PERSONE NEL CORSO DELLA LORO VITA POSSANO FARE TUTTE QUELLE ATTIVITA' CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE"? (andare a scuola,avere amici,uscire,lavorare,guidare,fidanzarsi,sposarsi,avere figli...) si certo, perchè no?se riescono ad essere indipendenti certo...poi penso dipende dal grado del fardello che devono sopportare.Se è tanto grave suppongo che abbiano bisogno di aiuto...
  12. SE TI DOVESSE NASCERE UN FIGLIO CON QUALCHE FORMA DI MALATTIA FISICA COME REAGIRESTI O PENSERESTI? mi comporterei di modo da agevolare il più possibile la vita del mio partner ed i miei figli; ovviamente mi farei dare le indicazioni dal mio partner su cosa e come devo fare
  13. COSA NE PENSI DI QUESTA INTERVISTA? mi è parsa molto interessante e induce a riflettere

Così ha risposto M.C.

  1. SESSO: M
  2. ANNO DI NASCITA: 1993
  3. REGIONE E/O CITTA' : Sardegna, Cagliari
  4. HAI FRATELLI O SORELLE? Due sorelle più piccole
  5. HAI MAI SENTITO PARLARE O CONOSCI L'ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? No per niente
  6. HAI PARENTI, AMICI O CONOSCI PERSONE CHE HANNO QUESTO TIPO DI MALATTIE? No
  7. SE SI, COSA PENSI O PROVI QUANDO SEI CON LORO?
  8. SE NO, E TI CAPITASSE DI INCONTRARNE O CONOSCERNE COSA PENSERESTI O PROVERESTI? Penserei che non sono da discriminare o prendere in giro solo perchè sono bassi
  9. PENSI CHE QUELLE PERSONE SONO MENO FORTUNATE DI TE? No
  10. NEL CASO IN CUI TI RITROVASSI AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDESSE GIOCO DI UNA PERSONA AFFETTA DA QUALCHE TIPO DI MALATTIA FISICA, TU COME TI COMPORTERESTI? No esiterei a difenderli dicendo a quei ragazzi di non rompere le scatole alla gente che non li cerca
  11. PENSI CHE QUESTE PERSONE POSSANO FARE TUTTE LE ATTIVITà CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE"? ( ANDARE A SCUOLA, AVERE AMICI, USCIRE, LAVORARE, GUIDARE, VIVERE DA SOLI, SPOSARSI, AVERE FIGLI...). Si, penso che lo possano fare tranquillamente anche loro
  12. SE TI DOVESSERE NASCERE UN FIGLIO CON QUALCHE FORMA DI MALATTIA FISICA, COME TI COMPORTERESTI O REAGIRESTI? Accetterei i miei figli senza nesun problema
  13. COSA NE PENSI DI QUESTA INTERVISTA? Che è utile
INTERVISTE A DONNE E UOMINI :

Così ha risposto A.G.
  1. SESSO: femmina
  2. ANNO DI NASCITA: 1983
  3. REGIONE E/O CITTà: veneto, villadose
  4. HA FRATELLI E/O SORELLE? un fratello e una sorella
  5. SPOSATO/A? no no!
  6. FIGLI? si, un bimbo di 9 mesi!
  7. HA MAI SENTITO PARLARE O CONOSCE L'ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? si eh!
  8. HA PARENTI, AMICI O CONOSCE PERSONE CHE HANNO QUESTI TIPI DI MALATTIE? si mia sorella
  9. SE SI, COSA PENSA O PROVA QUANDO è CON LORO? simpatia e ammirazione per la loro capacità di essere sempre positivi nonostante tutto
  10. SE NO, E DOVESSE CAPITARE CHE NE CONOSCA O INCONTRI, COSA PENSEREBBE O PROVEREBBE?
  11. PENSA CHE QUELLE PERSONE SIANO MENO FORTUNATE DI LEI? per certi aspetti si
  12. NEL CASO IN CUI SI TROVASSE AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDESSE GIOCO DI QUESTE PERSONE, LEI COME REAGIREBBE? non saprei...non mi è mai capitato quindi non so!
  13. PENSA CHE QUESTE PERSONE POSSANO FARE LE STESSE ATTIVITà CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE"? (ANDARE A SCUOLA,AVERE AMICI,USCIRE,LAVORARE,GUIDARE,VIVERE DA SOLI,SPOSARSI,AVERE FIGLI...) beh si quello si!sull'avere figli però credo debbano prendere in considerazione il fatto che probabilmente la trasmetteranno ai figli...sono disposti a questo atto di amore e sacrificio?
  14. SE UN GIORNO LE NASCESSE UN FIGLIO CON QUALCHE MALATTIA FISICA DI QUESTO GENERE, COME REAGIREBBE O PENSEREBBE? non ci voglio pensare per il momento...quando si aspetta un figlio si desidera sempre il meglio per lui, soprattutto che cresca sano.
  15. COSA NE PENSA DI QUESTA INTERVISTA? penso sia un'intervista ipocrita perchè è ormai risaputo che ai nostri giorni quelle persone possono avere una vita del tutto "normale" e fare di tutto!e per quanto riguarda l'atteggiamento in generale verso la malattia, beh aver paura è lecito!
Così ha risposto G.D.
  1. SESSO: maschio
  2. ANNO DI NASCITA: 1980
  3. REGIONE E/O CITTà: sicilia
  4. HA FRATELLI E/O SORELLE? si un fratello più grande e una sorella più piccola
  5. SPOSATO/A? no
  6. FIGLI? non ancora
  7. HA MAI SENTITO PARLARE O CONOSCE L' ACONDROPLASIA O ALTRE MALATTIE FISICHE COME DISPLASIE? si
  8. HA PARENTI, AMICI O CONOSCE PERSONE CHE HANNO QUESTO TIPO DI MALATTIE? parenti no ma conosco amici della mia ragazza
  9. SE SI, COSA PENSA O PROVA QUANDO è CON LORO? a niente, che devo pensare?
  10. SE NO, E LE CAPITASSE DI INCONTRARNE O CONOSCERNE, COSA PENSEREBBE O PROVEREBBE?
  11. PENSA CHE QUELLE PERSONE SIANO MENO FORTUNATE DI LEI? le considero persone alla mia pari
  12. NEL CASO IN CUI SI TROVASSE AD ASSISTERE A SCENE DI DISCRIMINAZIONE O CHE QUALCUNO SI PRENDE GIOCO DI QUESTE PERSONE, LEI COME REAGIREBBE? mi incazzo
  13. PENSA CHE QUESTE PERSONE POSSANO FARE LE STESSE ATTIVITà CHE FAREBBE UNA PERSONA "NORMALE"? (ANDARE A SCUOLA, AVERE AMICI, USCIRE,LAVORERE,GUIDARE,VIVERE DA SOLI,SPOSARSI,AVERE FIGLI...) si perchè?
  14. SE UN GIORNO LE NASCESSE UN FIGLIO AFFETTO DA QUALCHE MALATTIA DI QUESTO TIPO COME REAGIREBBE? li cresco, sono figli miei e gli voglio bene;li accetto, è normale
  15. COSA NE PENSA DI QUESTA INTERVISTA? sono da considerare persone e non ci sono differenze.Siamo tutti uguali,siamo tutti sullo stesso piano,viviamo tutti sullo stesso pianeta,abbiamo tutti gli stessi diritti.La differenza sta solo nella testa di chi se la crea.
INTERVISTE A PERSONE CON MALATTIE FISICHE:

Così ha risposto L.Z.
  1. SESSO: femmina
  2. ANNO DI NASCITA: 1986
  3. REGIONE E/O CITTà: friuli venezia giulia
  4. SPOSATO/A? no, forse in futuro
  5. FIGLI? in futuro forse anche loro
  6. HA FRATELLI E/O SORELLE? magari!no son figlia unica
  7. IN FAMIGLIA è L'UNICO/A AD AVERE PROBLEMI FISICI? si
  8. NEL CORSO DELLA SUA VITA HA INCONTRATO MOLTE DIFFICOLTà NELLO SVOLGERE LE ATTIVITà PRINCIPALI? (ANDARE A SCUOLA,TROVARSI AMICI,TROVARE LAVORO,PRENDERE LA PATENTE E GUIDARE, CREARSI UNA FAMIGLIA...) andare a scuola quando avevo il gesso era veramente problematico, ma ci sono andata lo stesso,sdraiata in carrozzina.Per gli amici invece molti problemi
  9. CI SONO STATI CASI IN CUI ALTRI L'HANNO DISCRIMINATA O SI SONO APPROFITTATI DELLA SUA SITUAZIONE DI SALUTE? si
  10. LEI PENSA CHE OGGI IN ITALIA CI SIANO ADEGUATI AIUTI PER LE PERSONE CHE HANNO PROBLEMI FISICI? (ELIMINAZIONE BARRIERE ARCHITETTONICHE,POSSIBILITà DI MOBILITAZIONE INDIPENDENTE IN QUALSIASI LUOGO, TUTELE E AGEVOLAZIONI SIA NEL LAVORO CHE NEL CASO IN CUI VOGLIONO ESSERE INDIPENDENTI...) sulle barriere architettoniche siamo davvero indietro rispetto agli altri paesi dell' Unione Europea,persino nei ristoranti e nelle scuole ci sono barriere!Per il discorso dell'inserimento lavorativo dei disabili invece penso che siamo abbastanza tutelati dalla Legge 68/99
  11. SE NO, E UN GIORNO DECIDESSE DI AVERE FIGLI, TENENDO IN CONSIDERAZIONE LA PROBABILITà CHE POTREBBE TRASMETTERE LA SUA MALATTIA AD ESSI, SAREBBE DISPOSTO/A A FARLI VIVERE IN UNA REALTà CHE NON CONSIDERA COMPLETAMENTE ADEGUATA E BEN ORGANIZZATA? non metterei al mondo un figlio sapendo che nascerà malato.Forse le sembrerà crudele ma io non voglio che soffra
  12. PER IL MIGLIORAMENTO DELLA SUA CONDIZIONE DI SALUTE HA SUBITO INTERVENTI? si sette
  13. SE SI, NELLE SUE ESPERIENZE OSPEDALIERE HA TROVATO MEDICI E PERSONALE ADDETTO CHE HANNO RISPETTATO LA SUA SENSIBILITà E IDENTITà E L'HANNO AIUTATA AD AFFRONTARE LA SITUAZIONE? si ho trovato un medico che fa il suo lavoro per passione per fortuna
  14. COSA NE PENSA DI QUESTA INTERVISTA? spero che sia utile per migliorare un pò la situazione,grazie!

venerdì 14 agosto 2009

LA SENSIBILITA' NON HA PREZZO


Nell' ambito medico è ormai comune l' idea che il benessere fisico sia influenzato da sentimenti ed emozioni e che quest' ultimi abbiano quindi ripercussioni sul corpo.
Il vecchio concetto di malattia inteso come "effetto di una causa" è stato sostituito con una visione multifattoriale secondo la quale "ogni9 evento è conseguente all' intrecciarsi di molti fattori, tra i quali sta assumendo sempre maggior importanza il fattore psicologico." Quest' ultimo, a seconda della sua natura, può agire favorendo l' insorgere di una malattia o al contrario favorendone la guarigione.
La medicina tradizionale si è avvicinata ai pazienti utilizzando il principio di causalità e spiegando le malattie fondandosi su dati obiettivi, in modo schematico e classificatorio.
La tendenza che ogni medico dovrebbe invece perseguire è una visione unitaria del soggetto e della sua malattia, "ricostruendo quel filo narrativo che dà significato alla sua vita e nella quale la patologia è venuta traumaticamente a inserirsi.
Con ciò non voglio parlare di medicina alternativa che in questo caso non c' entra nulla, ma di impatto emozionale e le problematiche psicologiche e interpersonali secondarie che rappresentano uno0 dei nodi centrali dell' assistenza.
La sofferenza della singola persona e della sua famiglia e le importanti conseguenze sul piano emotivo e relazionale non risultano ancora sufficientemente al centro dell' attenzione della ricerca e dell' assistenza in quasi tutti i Paesi.
Gli obiettivi che dovrebbero venire posti sono:
  1. riumanizzare il rapporto medico-paziente affinchè il progresso tecnologico sempre più soffisticato e la proliferazione di specializzazioni sempre più dettagliate non facciano dimenticare o trascurare l' Uomo che vive, con il suo carico di esperienze ed emozioni, dietro le cifre e i referti di una cartella clinica;
  2. restituire la giusta e opportuna dignità sia a chi soffre che a chi cura;
  3. integrare, tra i fattori delle malattie fisiche, le variabili di personalità, gli stili di vita, i modelli comportamentali, le relazioni interpersonali;
  4. recuperare uno stile di un' arte sanitaria centrata più sul malato che sulla malattia.
Ciò ci permette quindi di riflettere sul fatto di come un lavoro psico emotivo sia fondamentale anche da un punto di vista medico-scientifico.

giovedì 18 giugno 2009

...E CHE COSA FANNO

Terminato il turno di lavoro il dottor Agostini Saulo non si dimentica dei suoi pazienti, anzi organizza con la moglie Beatrice delle gite e delle giornate con loro e i rispettivi genitori e i colleghi che son disposti ad aderire; giornate in cui raduna tutti i "suoi" ragazzi e li porta a trascorrere una giornata nella piena spensieratezza e divertimento.
Un fatto che si verifica due volte all'anno, un giorno di giugno e uno di dicembre.
Fondamentale è vedere come la gente guarda questi ragazzi "diversi" fisicamente che si divertono e non hanno timore di girar per le strade e venir giudicati per come sono.

Di seguito verrà riportata una gita effettuata nel
mese di giugno di qualche anno fa, un viaggio di
perlustrazione in barca lungo il Mincio e in funivia
sul monte Baldo, per poi concludersi con una cena
presso un agriturismo della zona.











Si può notare che alcuni di essi sono in carrozzina, altri camminano con le stampelle e molti di loro hanno il famoso (per loro!) fissatore esterno.
Il dottore Agostini è privo del suo allegro camice ma riesce comunque a far sorridere tutti.
Tra il gruppo ci sono anche infermiere, la caposala, e i gessiti dell'ospedale.



Tra tutto questo si nota il fatto che tutti sono uniti, socializzano, fanno nuove conoscenze e altri si riabbracciano felici di rivedersi.
In genere gli ospedali si son sempre visti come luoghi abbastanza negativi e molto limitati a seguire le regole, ligi al loro dovere, con pazienti che vengono ricoverati, curati e spediti a casa senza tante confidenze.


Qui invece si può leggere l'emozione negli occhi dei ragazzi, la gioia di poter girare a testa alta senza sentirsi osservato da testa a piedi.
Da tutto ciò nascono forti amicizie e il dottore Agostini afferma che la sua realizzazione avviene non solo quando opera e cura ma soprattutto quando vede giovani che devono sopportare le fatiche della malattia e nonostante ciò sono sereni e reagiscono.E' soddisfatto di vedere il rapporto che rimane fuori dall'ospedale e organizzando queste uscite permette anche loro di ritrovarsi in quanto provvengono da tutta Italia.

CHI SONO...




In questo blog viene resa pubblica la vera storia vissuta da tanti ragazzi e altri ormai adulti che hanno avuto ricovero presso la struttura ospedaliera di Valeggio sul Mincio e sono stati in cura dal dottore Agostini Saulo.
All'interno della narrazione verranno spiegati i piccoli segreti e trucchi del mestiere che il dottore mette in atto per acquistare così tanta simpatia per i suoi pazienti ed ex pazienti.
Mi preme principalmente specificare che per i ragazzi acondroplasici è già pesante di per sè convivere con tale "malattia", non solo per le difficoltà a svolgere le cose più banali ma anche per via dei numerosi pregiudizi e sguardi curiosi e penosi che la gente riserva a loro, la fente che rientra nella categoria degli ignoranti!
In questo ospedale il trattamento riservato ai
pazienti è quello di farli sentire come a casa propria, senza far sentire il peso del motivo per il quale si trovano a dover trascorrere intere giornate all'interno di quella struttura; il personale addetto (infermieri, caposala,medici, fisioterapiste, inservienti...) sono persone disponibili in tutto, non trattano i pazienti come se fossero cavie da laboratorio su cui operare, sperimentare, fare analisi, ma come PERSONE con sentimenti e sensibilità e come tali vengono rispettati e valorizzati.


Fare l'allungamento degli arti su ragazzi di 12 o più anni è uno shock molto forte, in una fasa d'età particolare e delicata; il personale e il dottore in questione si son mossi per far si che tutto ciò resti un'esperienza positiva per loro e allo stesso tempo per far capire alla gente "normale" che anche gli acondroplasici son persone comuni uguli a tutti.







In questa struttura ai genitori èconsentito stare accanto ai propri figli in qualsiasi ora, a parte nei momenti di pulizie, medicazioni o altre terapie, e qualora ci fosse bisogno possono restare anche la notte.
Di solito nella maggior parte dei casi si nota che i bambini sono terrorizzati quando entrano in ospedale, qui invece a Valeggio sul Mincio i piccoli pazienti sono sereni e non hanno paura, hanno formato un gruppo forte di

socializzazione e si incoraggiano e aiutano a vicenda; giocano felici benchè sanno che devono essere sottoposti ad un intervento chirurgico o lo sono già stati.
Il dottore in questione entra nel suo reparto di ortopedia sempre col sorriso, sempre con una parola o una carezza di conforto, una battuta in simpatia per strappare un sorriso ad ognuno dei suoi pazienti.



Ad una intervista da lui rilasciata ha affermato che il suo lavoro consiste nell'aiutare le persone a farle star bene e non metterle a disagio, inoltre lavorando con loro ogni giorno e conoscendole nel loro profondo e nella sfera privata (perchè è così che ogni bravo medico dovrebbe operare, l'interesse deve essere generale e completo e riguardare anche la sfera personale di ognuno) egli si affeziona e opera nel loro bene e si sente in dovere di aiutarle come meglio può.

mercoledì 17 giugno 2009

AISAC - CHI è E CHE COSA FA






Fondata nel 1987 da alcuni genitori, AISAC è una Onlus -Organizzazione non lucratica di utilità sociale- che conta circa 800 soci e famiglie e svolge la sua attività in campo clinico, sociale e psico/relazionale e dei diritti, coinvolgendo medici, mass media, enti e istituzioni.

1- sostiene la ricerca scientifica, in particolare nel campo della biologia molecolare, nonchè progetti di ricerca socio/psicologica;
2- lavora per promuovere leggi, normative e interventi concreti a favore delle persone con acondroplasia e delle loro famiglie;
3- si occupa di prevenzione e cura;
4- è sede di tirocinio per i laureandi in psicologia dell'Università Cattolica di Milano;

La maggior parte delle attività che fin qui hanno realizzato sono state possibili grazie ai contributi dei loro Soci, della Regione Lombardia, dellaFondazione CARIPLO, di Peugeut Italia, sponsor illuminato che per 5 anni ha sostenuto la ricerca scientifica nel campo biologico-molecolare.
L'AISAC è un'associazione senza fini di lucro che si occupa più in generale di problematiche derivanti dalla statura limitata.
Nasce dalla volontà di un gruppo di genitori che si sono resi conto della necessità di creare una struttura socialmente e giuridicamente riconosciuta.



Progetti in corso:

- L. 266/04: Dalla diversità all’emarginazione: rompere un ciclo perverso.
- L. 289/02: Non più soli: Neo-genitori di fronte alla diagnosi.
- L. 285/97: Bambini a “rischio” – Accompagnare, facilitare e coordinare: un percorso di sostegno alla genitorialità.
- L. 241/90: Vuoi diventare famiglia esperta?
- L. 22/93: Contro le conseguenze dei geni impazziti.
- L. 23/99: La diversità non è un handicap: percorsi formativi.

Progetti conclusi:

- Fondazione Cariplo: Perché accanto al bambino ammalato non nasca una famiglia ammalata: l'importanza della prima comunicazione alla coppia del birth defect (handicap o malformazione) del proprio figlio. 2000
- L.R. 23/99: Il bambino, l’ospedale e l’intervento chirurgico. 2002
- L.R. 23/99: Perché accanto al bambino ammalato vi sia una famiglia sana. 2002
- L.R. 22/93: Prevenire l’esclusione sociale che lo stigma di “nano” impone ancora oggi a circa 5000 persone in Italia. 2003
- L.R. 23/99: Diventare grandi in ospedale. 2004
- L.R. 23/99: Una famiglia sotto shock. 2004
- L.R. 22/93: La forza della diversità, la forza nella diversità: un progetto di pubblicizzazione per promuovere la solidarietà. 2004
- L.R. 23/99: Un sogno distrutto, una sfida inattesa. 2004
- L.R. 23/99: La rete che dà sapere: il valore dell’esperienza delle famiglie. 2004
- L. 241/90: Genitori al telefono. 2005

Progetti pensati:

- Umanizzare la vita in ospedale: un progetto che tuteli i bambini ricoverati nei reparti chirurgici e/o costretti a lunghe degenze
- Il bambino in ospedale: tutelare i bambini acondroplasici ricoverati nei reparti chirurgici e/o costretti a lunghe degenze
- Prevenire l’esclusione sociale di un piccolo gruppo di persone affette da nanismo (malattia rara) come modello di lavoro per tanti altri
- Il sapere delle famiglie: un progetto di mutuo aiuto
- Perché un bambino ammalato non diventi anche svantaggiato
- L’aiuto di chi sa: una banca del tempo basata su solidarietà e condivisione
- In ospedale per “crescere”
- Linee guida per una buona presa in carico attraverso interventi socio-sanitari integrati a favore delle persone con acondroplasia e delle loro famiglie
- Un futuro migliore, un futuro di integrazione. L’A.I.S.Ac. propone una sfida e una speranza.
- Perché un bambino ammalato non diventi anche svantaggiato. Interruzione del ciclo: disabilità, esclusione sociale, abbandono studi, disoccupazione/lavoro mal retribuito, povertà, emarginazione sociale
- Piccolo uomo dal grande cuore
- Perché accanto ad un bambino malato non nasca una famiglia malata
- Diventare alti per vivere meglio?

L'Associazione AISAC è anche iscritta su facebook in modo da rimanere in contatto sempre e ovunque con coloro che son interessati.

martedì 16 giugno 2009

PERCHé E COS'è

Sono una laureanda del corso di educatore sociale, ho scelto di svolgere il mio blog su un "documentario" per affrontare e discutere l'argomento dell'ospedalizzazione e dell'etichettamento da parte di medici e personale addetto su pazienti affetti da patologie fisiche che gravano sulla sensibilità dei pazienti stessi; comportamenti poco consoni e non di aiuto alla guarigione e alla salute dei degenti, facendo "perdere" loro l'identità e valore come persona.
Un atteggiamento ormai dilagato nella maggior parte delle strutture sanitarie, diventata ormai una routine.

Di contrasto tratterò il caso di un dottore ortopedico pediatrico, Agostini Saulo, che ha avuto la costanza e buona volontà di cambiare e influenzare gran parte del personale che con lui collabora, e attirando un vasto numero di pazienti che hanno deciso di mettersi nelle sue mani e fidarsi.
Egli ha capito il problema che sta alla base ed è riuscito a colpire il punto debole per porre rimedio alla situazione, mettendosi in gioco in prima persona con sostegno fisico ma altrettanto morale per i suoi pazienti.





Questo blog ha come intento sostenere e la sensibilizzare coloro che intendono occuparsi professionalmente della salute altrui, e far capire che quel che conta non è solo uno stipendio mensile e il camice con la targhetta ma è anche un rispetto per coloro che necessitano del loro aiuto e vogliono essere trattati come persone con nome e proprio vissuto, non facendo pesare loro il motivo per cui sono ricoverate, già pesante di per sè.
Il problema riguarda la poca considerazione del valore dei pazienti facendo perdere loro autostima, sicurezza e identità, dal momento che al ricovero vengono riconosciuti e chiamati col proprio numero di letto e non col proprio nome.



AVETE MAI SENTITO PARLARE DI PERSONE ACONDROPLASICI?

Il termine acondroplasia deriva dall'unione di tre parole di origine greca (a = senza, condros = cartilagine, plais = formazione) ed indica un mancato sviluppo armonico della cartilagine di accrescimento delle ossa lunghe degli arti, cioè di quella parte dell'osso che nel bambino non è ancora saldata e che permette, attraverso la crescita e la moltiplicazione delle cellule situate al suo interno, l'allungamento progressivo dell'osso stesso.
L'acondroplasia interessa circa un neonato su 27.000 e nel 90% dei casi si manifesta come carattere sporadico in seguito ad una mutazione nello spermatozoo o nell'ovulo di genitori non affetti: il soggetto acondroplasico nasce in questo caso da una coppia sana senza precedenti nelle famiglie di origine e la possibilità di un secondo figlio affetto è trascurabile.Nel restante 10% dei casi la patologia è ereditaria con un meccanismo di tipo autosomico dominante, cioè uno dei due genitori affetto da acondroplasia trasmette il gene responsabile della malattia ai propri figli con una probabilità del 50% per ogni gravidanza. Nel caso poi che entrambi i genitori siano affetti da questa patologia, c'è il 50% di possibilità che il bambino erediti da uno solo dei genitori il gene responsabile e quindi sia affetto (forma eterozigote), il 25% che lo erediti da entrambi i genitori e sia quindi affetto da una forma più complessa (omozigote), il 25% che non erediti il gene dai genitori e sia sano.Riassumendo, se entrambi i genitori sono affetti, le probabilità di avere un figlio malato sono del 75%.
Il gene alterato nei pazienti acondroplasici è stato individuato di recente e risulta localizzato sul braccio corto del cromosoma 4. Più in particolare si tratta di una "mutazione puntiforme", un'anomalia del DNA che causa la sostituzione di un aminoacido con un altro nella proteina recettoriale.
Tale scoperta permette la diagnosi prenatale precoce per le coppie a rischio (quelle cioè con almeno uno dei due partner affetto), attraverso l'analisi del DNA, oltre a costituire il primo passo verso la comprensione della funzione precisa del gene e quindi per la messa a punto di una terapia specifica (non si ipotizzano comunque tempi brevi).
In termini generali, quindi, si può parlare di una condizione di bassa statura di tipo disarmonico, con un rapporto tronco-arti alterato nelle proporzioni (tronco di lunghezza normale e arti più corti, con un accorciamento di questi ultimi che interessa le parti più vicine al tronco).
Alla nascita il bambino affetto da acondroplasia ha un'altezza più o meno regolare e un peso sovrapponibile a quello di un bambino normale. La statura poi continua a mantenersi simile a quella degli altri bambini, fino al primo anno di vita, mentre successivamente comincia ad essere visibile il ritardo di crescita.
La statura media che si può raggiungere è di circa 130 cm. La circonferenza cranica, superiore alla norma al momento della nascita, cresce più rapidamente durante il corso del primo anno di vita per poi stabilizzarsi.
Per quanto riguarda le complicazioni - per lo più affrontabili con trattamenti preventivi per evitarne l'insorgenza o ridurne l'effetto -, le più comuni sono di tipo ortopedico, come la cifosi dorsale, la lordosi lombare e un incurvamento degli arti inferiori. Più rari sono i problemi di tipo neurologico, come l'idrocefalo e la compressione del midollo a livello cervicale e lombare. Va detto infine che l'acondroplasia non comporta ritardo mentale.
Attualmente l'unica possibilità concreta per migliorare la qualità della vita dei pazienti è quella di aumentarne la statura tramite allungamento chirurgico degli arti, intervento che si tende ad iniziare tra i 12 e i 16 anni. L'operazione interessa sia i femori che le tibie e la media di allungamento per segmento osseo è di circa 10 cm, ciò che può consentire di raggiungere un'altezza anche di oltre 150 cm e di svolgere autonomamente attività prima precluse, come utilizzare un ascensore, prendere un mezzo pubblico ecc.
Tutte le tecniche in uso condividono comunque la necessità di lunghi periodi di relativa immobilità, un grosso carico fisico e psichico per il paziente e un impegno notevole per l'intera famiglia.

Sono persone normalissime,sanissime sia fisicamente che mentalmente ma con la sola sventura di essere di dimensioni ridotte e questo crea disagio nelle piccole attività che per noi sembrano banali mentre per loro sono montagne da scalare!
Per esempio aprire le porte, aprire un rubinetto, suonare ai citofoni, usare i fornelli, trovare gli abiti adatti a loro, salire sui mezzi pubblici, guidare o addirittura trovare un lavoro.
Ma nonostante tutto questo son persone normalissime!

Qual'è la vostra reazione se vi capitasse di vederne uno?